Kowloon, il lato oscuro (e affascinante) di Hong Kong

Tra il 54 e il 64 di Nathan Road si staglia uno dei palazzi più antichi di Kowloon, l’area metropolitana di Hong Kong che ricopre la riva settentrionale del canale Lei Yue Mun. È il Mirador Mansion, che si innalza per 17 piani su ciascuno dei quali accoglie più di 20 appartamenti divenuti, nel tempo, alloggi per turisti, ristoranti, lavanderie e botteghe artigiane.

Un tempo residenza del ceto medio di una città avviata verso un rapido sviluppo, oggi questo palazzo, perfetta sintesi dei contrasti tra modernità e fatiscenza tipici di Hong Kong, costituisce una tappa irrinunciabile per i viaggiatori fai da te giunti da tutto il mondo per ammirare le contraddizioni di questa metropoli anglo-cinese. I gestori degli alloggi hanno ricavato in ogni appartamento setto o otto stanze di circa nove metri quadrati, con un letto alla francese nell’angolo, un bagno minuscolo e solo in rari casi un pertugio da cui filtrano aria e luce. Per chi si avventura sulle sue scale in cerca di un alloggio a buon mercato, il fascino di questo palazzo si riscontra nelle scene di vita quotidiana che si mescolano al degrado generale: la preparazione dei pasti, vestiti appesi ad asciugare come bandiere senza nazione, e le pile dei rifiuti ammassati su ogni piano. Completano il quadro una piccola palestra per pochi privilegiati, tre ascensori e tre blocchi di scale su cui scorre incessante, giorno e notte, il via vai di residenti, visitatori e vagabondi. Sullo sfondo, il ronzio costante di vecchi condizionatori e dei deumidificatori necessari per contrastare l’avanzare dell’umidità sulle pareti. In altre parole: uno dei posti più affascinanti e suggestivi in cui alloggiare a Hong Kong.

Chi sente Kowloon potrebbe pensare alla famigerata “città murata”, inferno di asfalto e cemento eretto a partire dagli anni Cinquanta in quella che era un’enclave semi-anarchica dei Nuovi Territori ceduti al Regno Unito nel 1898. In seguito all’occupazione giapponese della Seconda Guerra Mondiale, la popolazione della città murata salì vertiginosamente di numero con l’arrivo di circa 750.000 rifugiati in fuga dalla Manciuria. Circa dieci anni dopo cominciarono a salire verso il cielo i primi grattacieli, e con loro emerse dalle ombre il potere delle triadi che diffusero nell’enclave prostituzione, gioco d’azzardo e narcotraffico.

“Qui le prostitute prendevano posto su un lato della strada, mentre sull’altro un prete faceva la sua predica e distribuiva latte in polvere ai poveri; gli assistenti sociali offrivano il loro sostegno mentre i tossicodipendenti si acquattavano sotto le scale per sballarsi; quelli che prima erano centri ricreativi per bambini divennero locali di spogliarello. Era un luogo molto complesso, difficile da descrivere in termini generali, un posto all’apparenza spaventoso ma dove la maggior parte degli abitanti continuava a condurre una vita normale. Un luogo proprio come il resto di Hong Kong.”

Così viene descritta la città murata dal poeta e saggista Leung Ping-kwan nel suo saggio del 1998 The Walled City in Kowloon: a space we shared. L’uso dei verbi al passato è dovuto al fatto che, dopo un doloroso processo di sfratti e rilocazioni, nel 1993 il governo di Hong Kong avviò la demolizione della città, poi conclusa nell’aprile dell’anno successivo. Oggi al suo posto sorge il Parco Cittadino della Città Murata di Kowloon, nel quale sono stati preservati alcuni edifici storici e quel che resta della porta meridionale.

Pur comprendendo anche la città murata divenuta parco, Kowloon in realtà copre un’area metropolitana molto più vasta, la più popolosa di Hong Kong con oltre due milioni di abitanti. Ceduta ai britannici in due fasi, nel 1860 e nel 1898, l’area è “il lato oscuro” della sfavillante isola di Hong Kong. Il suo convulso sviluppo urbano ha avuto inizio nei primi del Novecento con la costruzione della ferrovia Kowloon-Canton ed è stato segnato durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale dalla diffusione di baraccopoli per rifugiati, a cui sono poi seguite le case popolari volute dal nuovo governo cinese. Nathan Road è l’arteria principale di quest’area, nonché la prima strada costruita dagli inglesi dopo aver preso possesso di Hong Kong. Inquinata, oscura, affascinante e un po’ maledetta, Nathan Road è oggi teatro di un’incessante passaggio di visitatori e turisti alla ricerca dell’anima tormentata della città.

Quell’anima espressa, tra gli altri, dal Mirador Mansion.

Articolo originale pubblicato su 7MML.WORLD #1, marzo 2018
Fotografie di Giuliano Radici

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